È novembre. L’autunno è ormai agli sgoccioli. La pioggia insiste a cadere. Le giornate si accorciano e l’inverno è alle porte. Mattine uggiose ci accompagneranno ancora per un po’. Giacca antipioggia, pantaloni impermeabili, immancabili bastoni e si parte. È martedì e piove a dirotto. Farò un giro in montagna cercando di bagnarmi il meno possibile, con il vago sentore che, zuppo o no, il tragitto mi arricchirà. Decido di partire alle 10, in direzione monte Santa Croce: è tra le cime più alte dell’Appennino Lucano nord occidentale e offre meravigliosi panorami su tutta la valle del Marmo Melandro.
Ancora non immagino quello che sta per accadere. Gli incontri migliori avvengono in silenzio. Come quello con la salamandra.
Percorro la classica salita con partenza dall’Angelo Blu. Immerso nel bosco fitto, il sentiero diventa a poco a poco meno evidente, nascosto dalle coloratissime foglie ormai cadute dai faggi giganteschi. Conosco bene questo bosco. Procedo senza esitare, ma non smette di piovere. Così devio e mi riparo nella Grotta dell’Eremita. Dopo una ventina di minuti, finalmente qualche raggio di sole: ha smesso!
Lei mi aspetta già, e io le sto già andando incontro. Ma nessuno dei due ne è consapevole.
Riparto rapido lungo il versante sud-ovest del Santa Croce e in poco tempo sono in cima: stupendo come sempre. Scatto qualche foto e firmo il libro di vetta. Si sono fatte le 12 e comincio a scendere. Il terreno è davvero scivoloso, con prudenza e l’ausilio dei bastoni supero il primo tratto più pendente. Sono quasi arrivato alla macchina, ma Luna, mia fedele compagna, prende ad abbaiare. Cinghiali! – Penso subito. Faccio due passi e Luna non smette di agitarsi indicandomi il terreno. Abbasso la testa in quella direzione ed eccola, ai miei piedi, una salamandra.
È un fantastico esemplare di Salamandra salamandra gigliolii, sottospecie meridionale della Salamandra Pezzata. È lungo al massimo 30 cm ed è saturo di colore giallo, con grosse macchie nere. Predilige i boschi freddi e umidi, ancora meglio se attraversati da piccoli torrenti, fondamentali per la riproduzione. La salamandra infatti è un anfibio e depone le sue larve in acqua. Non è facile avvistarne una, perché si mimetizza con il sottobosco. E poi ha abitudini crepuscolari e notturne, solo qualche volta esce dopo forti piogge.
Ci guardiamo, ci conosciamo. Sapevo che anche cieli grigi e piogge battenti potessero suscitare emozioni. Adesso so che architettano persino incontri fugaci tra specie diverse.
Ti ho fatto una bella foto – Le dico.
Roberto Colangelo