Inizia il 10 giugno 2022 la transumanza in Basilicata estiva di podoliche dalle colline di Oppido Lucano (PZ) fino alle montagne appenniniche di Schiena Rasa a Tito (PZ), un cammino nell’entroterra lucano di oltre 50 chilometri da percorrere in tre giorni. Esperienza unica in Italia: questa, infatti, è il primo esempio di “transumanza partecipata” di lunga percorrenza (foto 1), in quanto aperta ai turisti e a tutti coloro che vogliano seguire e condividere delle tratte del percorso. Un evento che viene riproposto dopo l’ultima esperienza di transumanza di rientro invernale, la quale ha attirato turisti e viaggiatori da ogni parte d’Italia.
La transumanza in Basilicata
L’iniziativa è promossa dalla Masseria Santorsa di Tolve (PZ), la quale si avvale della collaborazione dell’Associazione Fuorisentiero al fine di divulgare l’antica tradizione della transumanza, incentivando così forme di turismo sostenibile e consapevole. Il percorso si sviluppa lungo antichi tratturi e tratturelli già segnalati dalla Soprintendenza dei Beni archeologici e culturali, a dimostrazione della fedele conservazione di questa usanza tramandata da generazioni. Inoltre, certamente singolare, è l’attraversamento anche di zone urbane: infatti, per circa 8 chilometri, la mandria calpesterà alcune delle principali strade della Città di Potenza, unico capoluogo in Italia ad avere tale privilegio. Il punto di arrivo è sul Monte Cerchiara nei pressi del Rifugio la Casermetta, nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, un rifugio che negli anni è stato il punto di contatto tra Fuorisentiero, gestore della struttura, e Gerardo Santorsa, conduttore dell’omonima masseria.
Il rito
Questa transumanza è una delle pochissime migrazioni di lunga percorrenza rimaste in Basilicata che, come da antica tradizione –narrata già nel I sec. a.C. in Lucania, spostavano le greggi e gli armenti dalle piane sul confine pugliese verso le alture dell’appennino lucano in estate, per poi ritornare nel periodo autunnale lungo gli storici tratturi utilizzati da allevatori e contadini, molti dei quali purtroppo in disuso e riaperti proprio dai vaccari. Un rito che, dal 2019, è entrato anche nella lista UNESCO quale patrimonio immateriale dell’umanità.
Il rito è, dunque, aperto a tutti (foto 2), sia a coloro che vogliano vivere l’esperienza completa di questa migrazione, sia a chi voglia semplicemente osservare sul ciglio della strada questa insolita “sfilata rurale”.
Fabrizio Gerardo Lioy
Foto di ©2021- Sergio Giovanni Lorusso