Camminare in montagna per vivere meglio

“La storia corporea del camminare è quella del bipedismo e dell’anatomia umana. Come il mangiare o il respirare, anche il camminare può essere investito di significati culturali completamente diversi, come quelli spirituali, sovversivi o artistici. Camminare nella natura ci permette di essere nel nostro corpo e nel mondo senza esserne sopraffatti.”

(Rebecca Solnit, Storia del camminare)

Camminare è un movimento naturale e semplice, alla portata di tutti, con molteplici vantaggi. Farlo in montagna, immersi nella natura, non può che amplificarne il beneficio.

La camminata rientra fra le attività aerobiche, a bassa intensità ma a lunga durata. Una camminata di soli trenta minuti al giorno contribuisce a mantenere fluido il sangue, combattendo le alterazioni di colesterolo e altri grassi, e aiuta a migliorare e prevenire le alterazioni dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio. La camminata, e in particolare quella in montagna, aiuta a prevenire tutte le malattie legate alla sedentarietà, tra cui infarti, ischemie e ictus.

I primi effetti sono immediatamente evidenti nel senso di relax che si prova dopo una passeggiata.  Si ha un effetto diretto anche sul tono dell’umore:
– si producono endorfine, sostanze chimiche prodotte dal cervello con potente attività analgesica ed eccitante, che provocano benessere nell’organismo e regolano il sonno e l’appetito;
– diminuisce il livello di cortisone circolante, ormone legato allo stress psicofisico;
– aumenta la resistenza allo stress in generale, consentendo lo scarico delle tensioni quotidiane.

Il “Journal of Epidemiology and Community Health”, nel 2006, ha pubblicato uno studio riguardo agli effetti positivi per l’ansia derivanti dal contatto con la natura. Sono state analizzate le cartelle cliniche di alcuni pazienti residenti in diverse zone dell’Olanda, confrontando lo stato di salute di chi vive in prossimità di un’area verde con quello di chi vive in aree urbane. I risultati hanno confermato che i loro livelli di ansia e depressione sono drasticamente più bassi rispetto ai pazienti delle aree urbane.

Un altro articolo, invece, pubblicato in uno studio sulla rivista “Plos One, confronta diversi tipi di attività fisica tra le quali un’uscita in montagna con guida di 4 ore circa, la camminata sul tapis roulant e allenamenti brevi ma intensi. Al termine dello studio è venuto fuori che l’escursione in montagna si è rivelata essere il più faticoso degli allenamenti, ma la maggioranza dei partecipanti ha riferito di aver sentito meno fatica. Inoltre, i punteggi sull’umore, rilevati tramite dei questionari, erano decisamente più elevati dopo l’attività di trekking.

Riappropriamoci, quindi, dell’attività più semplice che ci possa essere.

Camminare è un’attività a bassissimo costo, accessibile e a basso rischio. Camminare all’aperto non solo stimola sensazioni positive all’interno del nostro corpo, ma ci permette anche di sviluppare una maggiore consapevolezza del mondo che ci circonda e che abitiamo, della sua biodiversità e ricchezza.

Il camminare al giorno d’oggi è un punto cardine della cultura fitness metropolitana e, sebbene sia una delle attività più connaturate nella fisiologia umana, è riuscita a essere strumentalizzata dalla cultura del business degli States tramite il “fitwalking” tradotto in italiano come “camminare per la forma fisica”, o molto più semplicemente camminare, ma con un termine più di tendenza! Ben vengano queste mode se riescono a promuovere l’attività fisica nei giovani e negli adulti, ma il concetto di camminare va ben oltre le mode che spopolano.

Chiudo con una frase tratta dal libro di Adriano Labbucci:

Camminare è una modalità di pensiero pratico, e non c’è nulla di più sovversivo e alternativo al modo di pensare e di agire oggi dominante che il camminare.

Giulia Brucoli

Fonti

Solnit, Storia del camminare, Mondadori, Milano 2002, pp. 1-3.
M. Della Palma, Trekking: esplorare il mondo a piedi, Hoepli, 2009, pp. 2-7.
A. Labbucci, Camminare, una rivoluzione, Donzelli, 2011, pp. 1-3.
M. E. Farmer, «Physical activity and depressive symptoms», in American Journal of Epidemiology, vol. 128, 1988, pp. 1340-1351.
M. Niedermeier, «Affective response in mountain hiking – a randomized crossover trial focusing on differences between indoor and outdoor activity», in Plos One, May 2017.
Maas, «Green space, urbanity and health: how strong is the relation», in Journal of Epidemiology & Community Health, vol. 60 (7), 2006.
G. Reynolds, «How walking in Nature Changes the Brain», in The New York Times, 2015.

Sitografia

http://www.fitwalking.it/ita/index.aspx

 

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