Che cos’è il Genius loci? E perché è importante riscoprirlo?
Nell’antichità, soprattutto nei culti riguardanti la religione romana, per Genius loci si intendeva un’entità naturale e soprannaturale, una divinità protettrice legata a un particolare luogo. Ciascun luogo, dunque, si trattasse di una fonte, un bosco, un fiume, una collina o una casa, aveva una divinità secondaria che lo tutelava e proteggeva. In questo modo si riconosceva ai luoghi uno status analogo a quello degli esseri umani, da rispettare in quanto tale.
La parola Genius deriva dal verbo latino gignere che significa letteralmente “creare, generare”, utilizzata per identificare la forza creatrice dell’uomo.
Con il passare del tempo, tuttavia, il concetto acquistò un maggior valore: il Genius si trovava ovunque, si percepiva la presenza di un’entità che proteggeva il luogo. Il Genius loci possedeva, quindi, questa particolare forza che doveva essere prudentemente rispettata e capita per meglio conviverci. Riguardava la forma e i contenuti della casa, che dovevano essere rispettosi dell’ambiente, dei corsi d’acqua circostanti, dalle strutture di sostegno ai materiali utilizzati. La connessione con l’ambiente doveva realizzarsi in senso olistico rispettoso e della biodiversità e dell’uomo.
In natura il “Genius loci cerca di mantenere un equilibrio congeniale tra acqua, vento, vegetazione, edifici, etc. Al contrario, viene irritato se le caratteristiche e l’armonia di un luogo specifico sono modificate da azione e/o gesti che sono al di fuori della sua natura.”
Con il tempo e con la cultura moderna e globalizzata si tende sempre più ad ignorare o superare il concetto di Genius loci, per standardizzare ed uniformare non solo la cultura e le tradizioni ma anche le tecnologie, le abitudini alimentari e gli stili di vita; ma è davvero un bene?
Si trasformano i luoghi in generici “spazi”, annullando e distruggendo la loro identità, banalizzandola. E ciò ha portato all’assenza di una cultura della bellezza, dell’ambiente naturale, della diversità paesaggistiche e stagionali.
La globalizzazione e la mala-urbanistica hanno ridefinito lo spazio pubblico e naturale, e con esso anche il vivere collettivo. In questo percorso, apparentemente inesorabile, l’Italia rurale è in via d’estinzione, e con essa si perdono anche la cultura del dono, il patrimonio storico e culturale, l’integrità del paesaggio; e si perde anche la cura del suolo e delle piantagioni, e così via. La disgregazione di questo tessuto sociale è una perdita non indifferente nella nostra complessa identità nazionale e regionale.
Nell’epoca moderna, Genius loci è anche un’espressione adottata in ambito architettonico per individuare e sviluppare una forma di approccio sostenibile e rispettoso non solo dell’ambiente ma anche di tutti quei caratteri (socioculturali, comunicativi, architettonici, comportamentali) che contraddistinguono un luogo, una città e non solo.
Vi è una forte necessità, quindi, di riscoprire il concetto di Genius loci non solo in termini architettonici ma anche umani, reimparando ad abitare un luogo, a viverlo e a visitarlo.
Tale riscoperta va intesa come un risarcimento simbolico della bellezza mediterranea che la nostra terra si merita. Bisognerebbe, dunque, iniziare un cammino a ritroso per verificare quanto la terra ha ancora da offrirci nell’epoca odierna, lacerata dalla globalizzazione economica e tradizionale. Un cammino ricco di consapevolezza e rispetto della potenzialità ambientali, senza dover imporre il nostro ingannevole predominio. Concludo citando Johann Wolfgang Goethe con una frase totalmente in linea con il concetto espresso:
Che chi esplora la natura lasci i fenomeni originari nella loro pace eterna e nel loro eterno splendore.
Giulia Brucoli
Bibliografia
- Bevilacqua F., Genius Loci, il dio dei luoghi perduti, Rubettino Editore, 2010
- Neri C., Genius loci: lo spirito di un posto, di un gruppo, rivista scientifica Università “Sapienza” di Roma, n°426, 2004