Parlare di conservazione della biodiversità e cercare i giusti metodi per attuarla è la sfida di ogni naturalista e tecnico ambientale, il quale si ritrova essenzialmente ad effettuare un’analisi sui benefici e l’utilità delle sue pratiche. Una prassi, questa, permeata di nozioni antropocentriche, che conferisce all’uomo la prerogativa di dominium terra, in questo caso unico referente per la gestione delle risorse naturali nonché in diritto di utilizzare la propria téchne nei casi da lui ritenuti opportuni. Bisogna quindi riflettere sulla reale efficacia di un’azione di salvaguardia ambientale ex-machina, eseguita come solo effetto di una dottrina scientifica appresa e “validata”, e prendere in considerazione invece la necessità di “essere nell’ecosistema” per poter comprendere i reali bisogni dello stesso e raggiungere un equilibrio con esso, al fine di preservarlo coerentemente.
Una tangibile dimostrazione di “gestione integrata” viene offerta dal popolo Bishnoi in India, una comunità “ecologica” presente nello Stato del Rajasthan. Questa comunità è famosa per la solida dottrina ecologica, basata su 29 regole comunitarie, che vanno dalla prassi quotidiana all’impegno collettivo per la protezione della flora e fauna selvatica nei loro villaggi, considerata sacra.
Per la difesa della biodiversità sono pronti anche a morire, come dimostrato dal sacrificio che misero in atto nel 1730 per difendere un bosco di Khejri – Prosopis cineraria – dai taglialegna inviati dal Maharaja di Jodhpur, nel quale morirono 363 persone della comunità[1]. In ricordo dell’avenimento è stato istituito dal governo indiano il Amrita Devi Bishnoi Wildlife Protection Award, un premio per la conservazione della fauna selvatica intitolato alla figura di Amrita Devi (foto 1), morta nel massacro mentre cercava di proteggere un bosco[2]. Sempre in ricordo dell’eccidio, il 12 settembre 1978 è stata istituita la giornata del ricordo Khejladi Divas.
Sotto l’egida della comunità è stato istituito l’Abohar Wildlife Sanctuary, riconosciuto legalmente nel 2000 secondo la legge sulla protezione della fauna selvatica, il quale, attraverso una politica di non interferenza con la fauna, ha fornito protezione a pavoni, pernici, lepri, gatti della giungla, nilgai e altri animali selvatici. Sotto questo aspetto, i Bishnoi si rivelano come comunità che potenzialmente ha un effetto sul proprio ambiente economico, politico e naturale; una sorta di diritto soggettivo “acquisito” sul territorio, a beneficio dell’intero ecosistema.
Tra scienza e scetticismo: risultati concreti di una gestione collettiva
Nell’ultimo mezzo secolo il Rajasthan occidentale ha subito notevoli cambiamenti riguardo la disponibilità delle risorse naturali, nel clima e nell’abbondanza delle specie, correlati essenzialmente allo sviluppo umano e, dunque, all’incremento delle terre destinate ad uso dell’uomo. Tra le specie che più hanno subito l’impatto umano in questa area figurano sicuramente tutte coloro incluse nella Wildlife Protection Act del 1972 e nelle liste IUCN, in particolare le specie faunistiche quali Antilope cervicapra e Gyps indicus, e la specie vegetale Prosopis cineraria, considerate tutte specie “chiave” – o ombrello – dell’areale.
Partendo dal grifone indiano – Gyps indicus, uno dei principali crolli della popolazione coincide con il fenomeno climatico de El Niño, il quale provoca grandi siccità a cui segue un crollo delle popolazioni di vertebrati. È interessante osservare come, nelle aree dove sono presenti villaggi di Bishnoi, il crollo delle popolazioni di grifone indiano è stato tamponato dalle pratiche di conservazione ambientale consuetudinarie della comunità, in quanto l’utilizzo che fanno del suolo, in sinergia con una pratica di agricoltura non invasiva e di preservazione dell’acqua, ha permesso a queste aree di sopperire alla siccità indotta dall’ENSO.
Questo discorso si lega, inoltre, con la distribuzione del Prosopis cineraria (foto 2), un albero della famiglia delle Fabaceae che assume un ruolo chiave nel contrasto alla desertificazione e nel fungere da risorsa trofica e produttiva per le popolazioni umane. Diversi studi hanno dimostrato i benefici portati dalla presenza di questa specie vegetale sui terreni agricoli, tra i quali la resa delle colture, l’aumento del suolo e il mantenimento dell’umidità nel terreno[3]. Anche in questo caso, le aree con la presenza di Bishnoi hanno un numero medio più alto di Prosopis cineraria rispetto alle altre aree; a questo si associa inoltre un aumento significativo del reddito familiare annuo, in quanto strettamente correlato con la capacità di rinnovamento delle risorse principali per il sostentamento comunitario.
Un discorso a parte merita la conservazione dell’Antilope cervicapra, ungulato selvatico oggetto storicamente di bracconaggio e demonizzazione per i danni causati alle colture agricole, a tal punto da rischiare l’estinzione. Attualmente la specie è inclusa nell’Allegato I del Wildlife Protection Act in India, nonché rappresenta la specie “simbolo” del popolo Bishnoi. Studi condotti nel Rajasthan nel 2010 hanno evidenziato come quasi il 90% della specie autoctona sopravvivesse nelle aree “gestite” dai Bishnoi, oltre a marcare l’influenza positiva sul reddito delle famiglie data dalla presenza di questa specie in quanto “equilibratore” della biodiversità, che cattura la complessità ecologica della capitalizzazione umana e dello sviluppo in questa regione.
In conclusione, si vuole qui misurare il positivo impatto ecologico ed economico che determinate “comunità ecologiche” hanno sui loro rispettivi ambienti. Descrivere le dinamiche e i principi di questo sistema, dove gli esseri umani e altre specie condividono lo stesso habitat, permette di considerare un modello di conservazione alternativo alla governance vigente in materia di tutela dell’ambiente e conservazione delle specie, faunistiche e floristiche. Si afferma, in sintesi, che una corretta e vincente gestione della natura non può prescindere da una mutazione dello stile di vita del “gestore”, poiché è necessario – ora più che mai – destrutturare il sistema verticistico della gestione ambientale a favore di una prospettiva orizzontale, olistica, come “parte del tutto”.
Fabrizio Gerardo Lioy
Citazioni:
[1] H. Brockmann and R. Pichler, Paving the way for peace: The living philosophies of Bishnois and Jains, Delhi, D.K. Fine Art Press, 2004.
[2] Si ricorda, a tal proposito, la celebre espressione di Amrita Devi: «Una testa mozzata vale meno di un albero abbattuto».
[3] Fonti: G. Singh, S. Mutha and N. Bala, Effect of tree density on productivity of a Prosopis cineraria agroforestry system in North Western India, in <<Journal of Arid Environments>>, 70.1, 2007, pp. 152-163; R.S. Yadav, B.L. Yadav and B.R. Chhipa, Litter dynamics and soil properties under different tree species in a semi-arid region of Rajasthan, India, in <<Agroforest Systems>>, 73.1, 2008, pp. 1-12; G. Singh, Comparitive productivity of Prosopis cineraria and Tecomella undulata based agroforestry systems in degraded lands of Indian Desert, in <<Journal of Forestry Research>>, 20, 2009.
Bibliografia:
H. Brockmann and R. Pichler, Paving the way for peace: The living philosophies of Bishnois and Jains, Delhi, D.K. Fine Art Press, 2004.
R.J. Fisher, If the rain doesn’t come: An anthropological study of drought and human ecology in western Rajasthan, New Delhi, Monohar, 1997.
J. Hall, Ecological Dynamics of Vultures, Blackbuck Antelope, Khejeri Trees, and the Bishnoi People in Western Rajasthan, India, Ohio State University, 2011.
H. Holmgren and M. Scheffer, El Nino as a window of opportunity for the restoration of degraded arid ecosystems, in <<Ecosystems>>, 4, 2001, 151-159.
S. S. Hundal, Wildlife Conservation Strategies and Management in India: An Overview, in Proceedings of the Species at Risk, Pathways to Recovery Conference, 2004, pp. 2-6.
L. Perra, Protezione ambientale: abbandono dell’antropocentrismo giuridico e evoluzione del Diritto, in <<Revista Brasileira de Estudos Políticos>>, 121, 2020.
D. Porena, “Ambiente”: complessità di una nozione giuridica. I tentativi di offrirne una ricostruzione costituzionale emancipata dalla dimensione “antropocentrica, in <<Rivista Giuridica AmbienteDiritto.it>>, Fascicolo 3/2020, 2020.
G. Singh, S. Mutha and N. Bala, Effect of tree density on productivity of a Prosopis cineraria agroforestry system in North Western India, in <<Journal of Arid Environments>>, 70.1, 2007, pp. 152-163.
G. Singh, Comparitive productivity of Prosopis cineraria and Tecomella undulata based agroforestry systems in degraded lands of Indian Desert, in <<Journal of Forestry Research>>, 20, 2009.
R.S. Yadav, B.L. Yadav and B.R. Chhipa, Litter dynamics and soil properties under different tree species in a semi-arid region of Rajasthan, India, in <<Agroforest Systems>>, 73.1, 2008, pp. 1-12.
Foto in anteprima: © Subhash Sharma