Il capriolo è tornato sull’Appennino Lucano: a testimoniarne la presenza è la ripresa di una fototrappola montata in un’area fluviale di Sasso di Castalda (PZ), nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano. L’esemplare, videotrappolato nelle prime ore diurne del 5 maggio 2022, è stato “scoperto” dal dott. Fabrizio Gerardo Lioy del Gruppo Ricerca Naturalistica di Fuorisentiero, durante il progetto di monitoraggio in corso del gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) in un’ampia area dell’Appennino Lucano. Il video mostra il passaggio di un individuo femmina appartenente alla sottospecie italica (Capreolus capreolus italicus), una specie endemica italiana un tempo presente nell’areale lucano ma perseguitata storicamente dall’uomo dalla fine dell’800. La conferma preliminare dell’appartenenza alla sottospecie italica è stata possibile attraverso un’analisi fenotipica dell’esemplare, il quale riporta le principali caratteristiche di differenziazione dal capriolo europeo descritte da Festa, il primo a riconoscerlo nel 1925.
Status del capriolo italico
Il capriolo italico è una specie autoctona italiana, classificato da IUCN come specie “Vulnerabile”. Le uniche popolazioni relitte sopravvissute alla minaccia antropogenica sono situate in Toscana Meridionale, Gargano, Tenuta Presidenziale di Castelporziano e nei monti dell’Orsomarso sul versante calabro del Parco Nazionale del Pollino. Queste quattro popolazioni sono attualmente minacciate da vari fattori: incroci con il capriolo europeo con conseguente perdita di identità genetica (Toscana), isolamento geografico, dunque genetico (Gargano e Castelporziano), bracconaggio (Pollino). Negli ultimi anni la specie è stata oggetto di alcuni piani di reintroduzione nei Monti della Tolfa, Parco Nazionale dell’Aspromonte, Parco Nazionale del Cilento e Parco Regionale di Gallipoli Cognato. Proprio in quest’ultimo, in territorio lucano, sono stati reintrodotti quattro esemplari, al fine di ampliarne l’areale di distribuzione e ripristinare l’antico ecosistema.
Altri avvistamenti
L’esemplare videotrappolato (Foto 1) non è il primo avvistamento della specie in Basilicata oltre i confini del Parco Regionale di Gallipoli Cognato e Piccole Dolomiti Lucane: in data 11 marzo 2021 una Guida del Parco Appennino Lucano, Emanuele Sileo, ha avvistato per la prima volta un capriolo nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano mentre operava per il recente progetto di monitoraggio del lupo promosso da ISPRA. In quel caso, la guida ha avuto la prontezza di filmarlo con un telefono, prima che l’esemplare fuggisse.
Inoltre è da segnalare un altro avvistamento nel territorio del Parco Regionale del Vulture il 29 giugno 2021: in questo caso è stato videotrappolato, durante una ricognizione, un esemplare maschio di capriolo italico (foto in anteprima) dal tecnico Donato Franculli, membro del Gruppo Ricerca Naturalistica di Fuorisentiero. Il video non è stato ancora divulgato, in quanto oggetto di uno studio sulla specie in territorio lucano.
Considerazioni e prospettive future
La ormai attestata presenza di questa specie in Basilicata, seppur ancora sporadica, è un segnale positivo per la biodiversità regionale; il potenziale incremento numerico della specie andrebbe a regolare l’intero ecosistema boschivo, in quanto stabilirebbe una competizione con gli altri ungulati presenti in numero eccessivo, oltre ad equilibrare la presenza dei predatori.
“La conferma della presenza del capriolo oltre l’area di Gallipoli Cognato era un’ipotesi che come Gruppo di Ricerca avevamo da tempo, in quanto in diversi casi avevamo notato tracce e segni della sua presenza” spiega il dott. Fabrizio Gerardo Lioy, Presidente di Fuorisentiero. “Insieme al collaboratore Donato Franculli abbiamo seguito da tempo queste tracce in diversi areali non collegati tra loro, e in alcuni casi abbiamo trovato riscontro alle nostre ipotesi. Non sappiamo dire ancora con certezza da dove provengano questi esemplari, anche se, nel caso specifico della ripresa nel Parco Nazionale dell’Appennino Lucano, è ipotizzabile che sia collegato con la reintroduzione avvenuta nel Parco Nazionale del Cilento anziché con gli individui presenti nel Pollino oppure a Gallipoli Cognato, in quanto l’area indagata è molto vicina con il suddetto Parco e sono presenti alcuni corridoi ecologici che ne permettono la potenziale dispersione. Ben più enigmatico è il discorso dell’esemplare del Vulture, in quanto è un territorio pressoché distaccato ed isolato da ogni corridoio di dispersione della specie dalle aree nelle quali è attestata la sua presenza.
Le nostre prossime ricerche”, prosegue Lioy, “saranno incentrate ad indagare di più sulla presenza di questa specie, monitorando i passaggi usati costantemente al fine di individuare altri esemplari e raccogliere materiale per analisi genetiche, in modo da poter confermare la provenienza di questi individui. Il materiale finora raccolto, ed ancora non segnalato, sarà oggetto prossimamente di un primo report; è auspicabile, da ora in poi, un interesse di altri tecnici ed Enti sul tema, al fine di attuare metodi di indagine e di conservazione di questi esemplari finora ritrovati”.
Redazione
In anteprima: esemplare maschio nel Parco Regionale del Vulture. © Donato Franculli