Di spopolamento parliamo continuamente. Ma è bene, ogni tanto, pensare anche ai fatti. Ecco perché vogliamo sbirciare le attività che alcuni paesi svolgono per sopravvivere, affinché diventino un modello e uno stimolo per gli altri. L’esempio di oggi ci arriva da Irsina.
I dati demografici rilevati dall’ISTAT confermano il quadro disastroso della Basilicata. Approssimando i numeri, i 600.000 abitanti presenti agli albori del XXI secolo stentano ormai ad arrivare a 570.000.
L’esigenza di attivarsi per arginare il fenomeno dello spopolamento è viva e sentita in tutti i lucani. Tra i comuni virtuosi che si sono messi in gioco c’è Irsina, paese del materano sito subito al confine con la parte nord-orientale della provincia di Potenza
Circondato dalla valle del fiume Bradano, negli ultimi cinquant’anni è stato devastato dall’emigrazione come il resto della Basilicata: dai 12.000 abitanti degli anni Sessanta, ne conta oggi meno di 5.000.
Tuttavia, negli ultimi dieci anni si è assistito a un fenomeno inverso di ripopolamento, grazie a molti stranieri provenienti da Stati Uniti, Canada, Scozia, Inghilterra, Norvegia, Svezia, Sud Africa, Nuova Zelanda e altri luoghi del mondo, che vi si sono trasferiti e continuano a farlo.
Investono sul territorio, acquistano abitazioni nel borgo antico e le ristrutturano. Riattivano così l’economia edilizia del luogo, con spese complessive finora stimate intorno ai 3 milioni di euro. A tale cifra si aggiungono le spese annue che apportano ulteriore circolazione di moneta e conseguente crescita anche per gli abitanti del posto.
Le motivazioni alla base di questa ardita scelta sono molteplici. Irsina è un luogo tranquillo, pregno di storia. Per non parlare dei sapori della tavola, della natura incontaminata (nel bosco di Verrutoli, alcuni daini vagano indisturbati), della comodità di posizionamento geografico, del calore della gente.
Il numero di famiglie straniere attualmente residenti a Irsina si aggira intorno ai 70 nuclei.
Il target degli immigrati è perlopiù formato da pensionati. Ci sono poi molti lavoratori che continuano a svolgere in remoto le loro mansioni, grazie al Wi-Fi gratuito disponibile in ogni vicolo. Il merito delle amministrazioni e degli autoctoni è stato quello di comprendere le potenzialità insite in questi stanziamenti e di fare il possibile per renderle reali.
Tra le iniziative, occorre menzionare soprattutto quella che riguarda la creazione di una residenza per artisti, ideata dal neozelandese Joseph Rickit. In concomitanza, l’artista maori ha dato vita anche al festival cinematografico Whakapapa, nel quale lui e la moglie hanno investito personalmente.
Così oggi una donna inglese si affaccia al balcone di casa, osserva il panorama, e con le lacrime agli occhi confessa che a Londra tutto questo non c’è.
Maria Rosaria Cella
Foto tratta da https://www.destinazionematera.info/